Paus Franciscus stierf. Zijn pausdom laat een complexe erfenis van compassie, tegenspraak en vreedzame moed achter. Dit is een persoonlijke reflectie op geloof, twijfel en wat later zou kunnen komen.
L’ultima volta che è morto un Papa avevo quasi tredici anni. È stato uno dei primi momenti in cui ricordo di aver messo in discussione la mia fede. Non in modo rabbioso e drammatico, ma con la tranquilla sensazione che qualcosa non quadrasse. Allora non avevo il linguaggio adatto, ma sentivo una dissonanza. Qualcosa di sacro era finito e non ero sicuro di come elaborarne il lutto.
Ora, con la scomparsa di Papa Francesco, quella sensazione è tornata, ma con più consistenza, più strati. Ora sono più vecchio. Ho vissuto, sono cresciuta, sono entrata in me stessa in modi che la Chiesa cattolica intorno alla quale sono cresciuta non ha mai saputo cogliere.
Sono queer. Sono progressista. Posso essere non praticante eppure, in qualche modo profondo e inspiegabile, mi considero ancora cattolico. Non nel rito, forse, ma nello spirito e nei valori.
Questa riconciliazione non è facile. Non frequento la Messa, non recito il rosario e non faccio la comunione. Ma credo nella chiamata ad amare, a servire, a proteggere i vulnerabili e fondamentalmente a trovare la pace in Dio. Credo davvero che la fede, sebbene spesso distorta dalle istituzioni, possa ancora essere una forza per il bene.
È proprio per questa tensione che ho prestato attenzione a Papa Francesco. In un mondo in cui la fede è spesso percepita come uno strumento spuntato, egli ha offerto qualcosa di più gentile, di più curioso. Non è stato perfetto e non ha rifatto la Chiesa, ma l’ha spinta verso qualcosa di più compassionevole.
Inclusione
Papa Francesco ha capito che le parole hanno un peso, ma le azioni portano le persone. Sotto la sua guida, la Chiesa ha compiuto passi significativi, anche se incrementali, verso l’inclusione. Questi cambiamenti non hanno cancellato secoli di esclusione, né hanno soddisfatto appieno coloro che per lungo tempo sono rimasti fuori dall’abbraccio della Chiesa. Ma sono stati importanti.
Ha approvato il battesimo dei transgender e il loro diritto di diventare padrini e ha aperto la porta ai sacerdoti per offrire benedizioni alle coppie dello stesso sesso. Mentre la posizione della Chiesa sul matrimonio omosessuale è rimasta invariata, Papa Francesco ha sostenuto una maggiore accettazione e rispetto per le persone LGBTQIA+, incoraggiando i cattolici a mostrare amore piuttosto che giudizio. Ha anche fatto passi avanti verso l’uguaglianza di genere, nominando donne in ruoli chiave all’interno del Vaticano, segnalando l’impegno a elevare il ruolo delle donne nella Chiesa, nonostante fosse deludentemente contrario a ruoli ordinati per le donne.
Inoltre, Papa Francesco si è adoperato per promuovere il dialogo interreligioso e migliorare l’assistenza alle comunità emarginate, compresi i rifugiati, gli immigrati e i poveri. Ha invitato la Chiesa ad agire come un “ospedale da campo” per i più bisognosi.
Conflitto
Al di là della dottrina, Papa Francesco ci ha mostrato qualcosa di più pastorale e di profondamente umano. Si dice che dal 9 ottobre 2023 abbia chiamato ogni sera alle 19 la parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza. Nel bel mezzo di un conflitto brutale, ha visitato personalmente la parrocchia. Nessuna dichiarazione accurata, solo presenza. In un momento di distruzione genocida, ci ha ricordato come si presenta la cura nella sua forma più semplice.
Ha sostenuto la protezione dei civili innocenti a Gaza, rifiutando di appiattire una sofferenza complessa sulla politica.
Ambiente
Uno dei lasciti più silenziosi ma profondamente potenti di Papa Francesco è stata la sua voce nella crisi climatica. Molto prima che diventasse politicamente sicuro preoccuparsene, Francesco ha definito la distruzione del pianeta come un fallimento morale e spirituale. In Lode a te – Laudato Si’ (2015), ha inquadrato il cambiamento climatico non solo come una questione scientifica o economica, ma come una questione di giustizia, in particolare per i poveri, che soffrono per primi e più duramente quando la terra è spinta ai suoi limiti.
Ha sfidato il mondo a vedere la Terra non come una risorsa da prosciugare, ma come una casa condivisa che ci è stata affidata. Ha messo in guardia dal consumismo sfrenato, dall’avidità delle imprese e dal costo umano dell’incuria ambientale. Per una Chiesa così spesso accusata di essere bloccata nel passato, la sua difesa del clima era profondamente riformista.
Abusi
Naturalmente, nessuna riflessione su un papato può ignorare la macchia più oscura della storia della Chiesa: l’abuso sistematico di bambini e le coperture che ne sono seguite.
Il bilancio di Francesco in questo caso non è uniforme.
Ci sono stati momenti di silenzio, di esitazione.
Ma ci sono stati anche momenti di azione. Nel dicembre 2019 ha fatto una mossa significativa, consentendo l’accesso alle denunce, alle testimonianze e ai documenti dei processi interni da parte dei tribunali laici. Le vittime, per la prima volta, hanno potuto vedere le loro storie riconosciute per iscritto, non sepolte nella segretezza vaticana. Questo è stato un passo avanti verso la responsabilità, ma non è stato sufficiente.
La Chiesa cattolica ha una lunga strada da percorrere. C’è ancora molto lavoro da fare, non solo per proteggere i bambini, ma anche per affrontare pienamente la cultura che ha permesso che questi orrori rimanessero incontrollati per così tanto tempo. Il prossimo Papa deve andare oltre. Deve essere disposto a dire, senza ambiguità, che la Chiesa ha fallito.
Che ha permesso gli abusi. Che ha protetto il potere dall’innocenza. Qualsiasi cosa di meno sarebbe un insulto a coloro che portano ancora le cicatrici del tradimento.
E poi?
Torno su questo punto: Il cattolicesimo, alle sue radici, è servizio, carità, uguaglianza, pace e unità. Questi sono i valori che persistono al di là della dottrina e del dogma. Sono quelli che tengono alcuni di noi legati alla fede, anche a distanza.
Mentre la Chiesa guarda al futuro, il nuovo Papa erediterà un mondo in crisi. Cambiamenti climatici, disordini politici, disuguaglianza economica e profonda stanchezza spirituale. Il mondo pone ora domande diverse. La Chiesa non può rispondere con gli stessi vecchi strumenti. Deve evolvere non solo nella politica, ma anche nella postura.
Non so chi sarà il prossimo Papa, né cosa rifletterà la sua teologia o come parlerà a persone come me: queer, non praticanti, ancora credenti. Ma so cosa spero:
- Un Papa che tratterà la crisi climatica come un dovere sacro
Qualcuno che porterà avanti l’eredità di Francesco chiedendo un’azione reale e globale per proteggere il pianeta. Non solo a parole, ma ritenendo la Chiesa stessa responsabile del suo impatto ambientale. Un Papa che metterà in discussione i sistemi di avidità e di spreco e ci ricorderà che la Terra non è nostra per dominarla, ma per custodirla.
- Un Papa che sarà una voce per la pace, non per il potere
Qualcuno che parlerà con chiarezza e coraggio di fronte alla violenza, specialmente in luoghi come Gaza. Qualcuno che sostenga la dignità di tutte le persone, a prescindere dai confini, dalla religione o dalla politica. Un Papa che starà dalla parte dei vulnerabili e non si limiterà a pregare per la pace, ma spingerà per ottenerla.
- Un Papa che proteggerà i bambini, senza scuse o ritardi
Qualcuno che smetterà di proteggere le istituzioni dai loro peccati e inizierà a proteggere gli innocenti con piena trasparenza. Un Papa che dia un nome al male, ammetta gli insabbiamenti e faccia della guarigione dei sopravvissuti, non della reputazione della Chiesa, la priorità.
- Un Papa che onorerà la saggezza e la leadership delle donne
Qualcuno che aprirà percorsi seri e sinceri verso l’inclusione delle donne nel sacerdozio. Un Papa che riconosca che la Chiesa non può pretendere di servire tutta l’umanità escludendo metà di essa dai suoi ruoli più alti.
- Un Papa che non tratterà la queerness come un compromesso
Qualcuno che non parlerà per enigmi o caveat, ma che dirà chiaramente e pienamente che le persone LGBTQIA+ non sono disordinate, non sono meno, non sono tollerate, ma amate. Un Papa che benedirà le unioni, riconoscerà le famiglie e affermerà l’interezza delle vite queer.
- Un Papa che ci aiuti a trovare Dio nel mondo moderno
Qualcuno che capisca che la fede deve evolversi se vuole sopravvivere. Un Papa che parli non solo alla tradizione, ma anche alla tecnologia, alla solitudine, all’ansia, alla fame spirituale di questa generazione. Un Papa che vede che la santità non vive nel passato, ma nel momento presente: disordinato, complesso e vivo di possibilità.
Scritto da Kieren Sainsbury
publicatto in kieren.co