Da dove cominciare a raccontare questa esperienza che sa di fatica, di mettersi in gioco, di dialogo?

Due giorni insieme, giovani, ma non giovanissimi ai primi confronti con il mondo del lavoro o alla fine dell’università e alcuni adulti, ognuno proveniente da parti diverse d’Italia.

Momenti fatti di ascolto, di riflessione alle provocazioni degli ospiti che al mattino parlavano sul palco e nel pomeriggio di scambio in piccoli gruppi di lavoro, divisi per tematiche di interesse.

Un momento per conoscersi a vicenda, non solo per sapere la provenienza, il “cosa fai nella vita”, ma per scoprire che è possibile l’incontro, la relazione tra generazioni, che è bello parlarsi, raccontarsi, scoprire che ciò che nel pensiero ci allontana, può essere stimolo per me e per l’altro.

Raccogliamo qualche condivisione, di persone di età e luoghi di vita diversi:

Ci siamo incontrati giovani e adulti per cercare insieme nuove vie, scorgere luci oltre la notte, in un caldo e affettuoso reciproco abbraccio che ha sciolto solitudini e paure. Mi auguro che sia l’inizio di un percorso, di “un nuovo modo di stare al mondo”, radicato nella storia e aperto all’infinito, preludio del tempo che verrà.

 

Dalla preoccupazione iniziale durante l’organizzazione, da parte di alcuni adulti su come “essere all’altezza” di fronte alle domande che il mondo giovanile si trova a vivere, abbiamo poco per volta scoperto come spesso ciò che questi cercano nel rapporto con chi è più adulto, vada ben oltre le risposte. (…) Il risultato è che si torna a casa forse con ancora più domande, poche risposte, il cuore pieno di nuovi incontri e il cellulare di nuovi contatti, con la promessa di continuare insieme, ognuno al proprio posto ad investire sul dialogo tra generazioni.

 

La sfida è stata, a mio parere, vinta: la cura e l’attenzione che sono state messe fin dalle prime fasi della preparazione di questi due giorni hanno davvero fatto la differenza.

Il generale clima di ascolto attivo, il linguaggio accessibile, la scelta di affiancare interventi più legati all’aspetto teorico del tema, a racconti di esperienze concrete, l’impietosa clessidra che dava a tutti i relatori lo stesso tempo di parlare, hanno contribuito a far sentire tutti parte di un confronto vero, che li chiamava in prima persona a interrogarsi sui temi lanciati intervenendo con domande, ma anche talvolta solo per condividere un pensiero o un’esperienza concreta.

 

Una ventata d’aria per un approccio più libero, più giovane e concreto (…) Sono sicuro che si possa ancora crescere in questo dialogo con la cultura contemporanea. Come? (…) Avrei molte idee spuntate da questa esperienza insieme ma… aspetto la prima mossa dai giovani che vi hanno partecipato.

Sono sicuro che – come nella metafora della sequoia – sapranno meglio di me dare sostentamento a questo progetto e portarlo oltre, magari irrorando le vecchie radici con nuova rugiada e far rinnovare l’idea attraverso la spessa corteccia di questo decennale albero.

P.S. la sequoia è un cuore-rotore. Il nome deriva dal modo in cui crescono le radici della sequoia. In sezione trasversale, una forma di cuore è quasi sempre riconoscibile.

 

Cecilia, Cristina, Letizia, Valter