Lo scorso anno a Montet in Svizzera è successo qualcosa di speciale.
Per 10 mesi si sono riuniti una ventina di giovani, tra i quali alcuni non credenti per fare insieme una esperienza di vita sulla base della spiritualità dell’unità del MdF
Possiamo chiederci come è possibile la convivenza e soprattutto la condivisione di vita per un gruppo così diverso? Ma solo i giovani hanno la capacità di rischiare.
Il percorso non è stato facile, le prevenzioni, la perplessità di sapere che persone senza un riferimento religioso volevano approfondire una spiritualità che fa parte di un movimento nato nella Chiesa Cattolica, ha fatto sì che all’inizio di questo periodo ognuno si radicasse nella propria posizione, difendendo il proprio pensiero, volendo portare chi la pensava diversamente alle proprie posizioni, alla propria verità con il conseguente disagio.
Pian piano però, aiutati da chi era attorno a loro che aveva una esperienza più matura, le barriere sono crollate e questa minoranza di giovani senza un riferimento religioso si sono sentiti pienamente accolti da tutti, anzi accettati e amati nella loro diversità. E non solo ma quei giovani arrivati lì con una fede sicura, si sono lasciati interpellare dalle domande e dai dubbi di questi loro nuovi amici.
Il percorso dunque è stato pieno di sfide ma anche di frutti per ogni giovane –sia con un riferimento religioso sia non. Alla fine la certezza che il cammino per costruire la fraternità si può percorrere da strade diverse e quello che importa è percorrerle insieme, aiutarci a vicenda a vivere pienamente ciò a cui ti senti chiamato, a dare risposta a qualsiasi domanda che viene posta, a non avere paura del confronto e del dialogo che ne deriva.
La spiritualità dell’unità si è fatto vita in loro ed ora, tornati ognuno a casa propria, portano in sé la certezza che il dialogo è possibile e che può cambiare rapporti e contribuire alla fraternità.